Presentazione di Giancarlo Bertoncini
C’è un fascino di sapienza antica che emana dalle opere di Lorenzelli: quello di una fabbrilità che esibisce e costruisce un rapporto “ naturale “ , quanto vigile e consapevole, con la materia che viene adoperata per la realizzazione delle opere. E’ l’immagine di una genuina tecné , sottratta all’artificio della civiltà industriale e ricondotta alla dimensione umana.
Ferro, legno, corda si caricano di una implicita densità simbolica e sollecitano il rimando ad una primigenia ricerca e invenzione di linguaggio e di atti da parte dell’uomo. E il linguaggio espressivo si articola, secondo la natura della materia di cui si serve, su un principio di drastica riduzione, su un’ascesi di essenzialità che proprio in quanto tale incrementa il tasso di vigore espressivo, in un’osmosi scabra e necessaria tra l’oggetto estetico e il pensiero che lo produce. C’è infatti un universo mentale ed emozionale alle sorgenti delle opere così prosciugate di Lorenzelli, delle sue sculture, di queste costruzioni così rigorose e insieme tanto vitalmente animate: in esse si raccoglie e si svolge un progetto generale di poetica e una sua specifica declinazione, in quanto modo di porsi di fronte al mondo nel pensare e nel sentire. C’è una radicalità di scelte espressive che si compenetra con la radicalità di questa disposizione, che pare situarsi su un piano di assoluto esistenziale. Al caos mondano, alla babele dell’alienazione si oppone una volontà di nitore e di genuinità; alla violenza dell’inautenticità contrasta l’aspirazione a instaurare la dimensione dell’autentico
Giancarlo Bertoncini