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Michele Lorenzelli opera con tecniche e materiali “naturali”.
Molti lavori di Michele Lorenzelli possiedono “l’aura”, un alone, una valenza particolare che non attiene allo specifico codice espressivo da lui impiegato, quanto a una singolare forza di attrazione dello sguardo, come un’energia rattenuta e straniante che emana dall’associazione di materiali forme e colori.
Una risonanza carica di magnetismo in cui la ricerca di valori di purezza e assoluto conduce il fare verso una spiritualità silenziosa e profonda.
Visualizzare ciò che non si vede porta talvolta, come nel ciclo dal titolo “Solo un soffio” degli anni ‘90 a una grado di sublimazione dell’immagine che è fusione raffinata tra la tensione mentale e ricerca di una spazialità rarefatta ed estrema.
In principio c’è l’adesione alla fisicità dei materiali impiegati (“Io continuo a fare lavori utilizzando gli stessi ferri, lamiere, corde, pietre e legni combinandoli insieme senza modificare la loro natura di quando li ho raccolti, cercati“) verso i quali il suo lavoro trasmette un rispetto quasi sacrale. In questo attingere all’esistente gli elementi primari dell’opera si configura un legame con la realtà che nulla ha a che vedere con il concetto di object trouvè, perché nella scelta è già, a priori, selettivamente prefigurata l’idea che preesiste al processo costruttivo.
Lorenzelli in altre parole trova ciò che cerca, non essendo mai casuale l’individuazione di quel pezzo di asfalto, di quella pietra, di quel pezzo di legno. Accade poi che in una catena tematica le opere generino altre opere come con i “paesaggi” realizzati con le corde su fondo bianco degli anni 1978-1979 che hanno prodotto come naturale sviluppo scatole di ferro in cui appaiono saldati tondini di ferro di vario diametro e lunghezza.
Il progetto si sintetizza nel lavoro.
Ed è specchio di un’attitudine individuale che presuppone una condizione di calma e meditazione, una sensibilità quasi ascetica che gli permette, per così dire, di dare voce e vita ed emozione alle cose inanimate.
Maria Luisa Caffarelli